Francesco Desogus

Deposito nazionale nucleare. Avanti! C’è un posto.

Forse a fine settembre 2017 dovremmo conoscere la carta CNAPI dei possibili siti dove potrà essere realizzato il deposito nazionale delle scorie nucleari. La regia è della Sogin.

E mezza Italia, in ansia, trema anche per questo. I campani non avranno problemi, grazie al super-vulcano sottostante Pozzuoli ed al finto dormiente Vesuvio. Anche i siciliani, per motivi simili, avranno poco da preoccuparsi.
“O grand’Appenino… a queste tue cortesi amiche sponde per sicurezza vengo e per riposo.” recita Torquato Tasso. Può anche darsi, però senza andare troppo lontano, dal sisma dell’Irpinia del 1980 ad oggi, la dorsale appenninica mostra drammaticamente tutta la sua frequente vivacità e, di conseguenza, nessun deposito.

La pianura Padana ci ha sorpreso con il sisma in Emilia del 2012, rivelando che non è proprio piatta e tranquilla. Insomma un bel problema, se consideriamo anche la vocazione franosa di buona parte dello Stivale: la mappa tematica di rischio idreologico è decisamente colorata.
Rimane solo la Sardegna, tutta granitica e basaltica. Ci sono centinaia di nuraghi che svettano qua e la, dei massi semplicemente sovrapposti che molto probabilmente si sgretolerebbero con una scossa appena percettibile. Segno che, da diversi millenni, in tal senso non succede granchè.

E’ una regione dove si contano più pecore che abitanti. E’ una regione con ben 35 mila ettari di aree off-limits, più o meno segnate col filo spinato: un concentrato di servitù militari con i due più vasti poligoni italiani. All’occorrenza, per le esercitazioni, vengono interdetti alla pesca ed alla navigazione fino a circa 20000 chilometri quadrati di specchio di mare circostante. Una superficie grande quasi l’intera isola. Unica pausa in estate, per non disturbare più i turisti che i pescatori. In mezzo al Mar Mediterraneo, militarizzata, poco popolata, lontano da tutto e da tutti, salvo la cugina Corsica ma è francese… perfetta! Partita chiusa?
Se sarà prescelta la Sardegna, trasportare continuamente via mare quel materiale particolare non sarà semplice, ma è poca cosa. L’isola, nonostante la voce grossa, in casi analoghi ha sempre subito il potere centrale. Al referendum costituzionale del 4 dicembre scorso il NO sardo è stato il più deciso d’Italia, anche perchè nei dibattiti prevoto, si evidenziò che col testo riformato il governo centrale avrebbe potuto imporlo senza ostacoli.

Nel mondo ci sono 448 centrali nucleari attive, 162 chiuse, ben 56 in costruzione quase tutti in Asia, con la Cina in prima fila. La Germania spegnerà tutti i reattori nel 2022. La Francia cambia rotta: la futura domanda energetica si baserà sulle rinnovabili. La Westinghouse, per anni leader mondiale delle costruzioni di centrali atomiche, ha dichiarato fallimento. Ora le realizzano soprattutto ditte russe, cinesi, indiane e coreane. Speriamo siano fatte bene, perchè in caso guasti gli isotopi radioattivi non conoscono confini geografici. E così, giocoforza, quasi tutti hanno già affrontato e risolto il problema dove accantonare le barre esauste e gli atlri rifiuti nucleari. Noi no.

Sbagliavamo pensando di aver chiuso la partita atomica nel 1987 con un referendum. Non avevamo tenuto conto che nel deposito dovrà confluire, oltre quanto dal “decommissioning” delle poche centrali dismesse, pari al 60% di occupazione, anche 140 tonnellate di scorie (500 metricubi) che ogni hanno rilascia l’industria, la sanità, la ricerca. Su 150 ettari complessivi e 1,5 miliardi d’investimento, circa 90 mila metricubi di materiale che non sarà accolto a braccia aperte ma che già paghiamo da anni: è la componente A2 della bolletta elettrica.

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